Storia
Dagli archivi dell'asilo
emergono documenti antichi:
continuiamo, passo passo, a
ricostruirne la storia
22. Nubende
Grazie a un fondo dedicato, la Congregazione di Carità di Milano assegna doti a ragazze bisognose.
Si raccomanda di spedire subito le pratiche dotali, che avrebbero già dovuto essere trasmesse prima d’ora. Milano, 18 febbraio 1915
Così è scritto a margine dell'intestazione, nel modulo per le candidature.
Abbiamo due documenti che comprovano l’assegnazione della dote a due ragazze di Bedero, uno del 1913 e l'altro del 1915.
E per l'assegnazione del 1915 c’è anche la ricevuta dei promessi sposi.
Pubblicato il 9 settembre 2024
21. I due Giovanni dell'asilo
I due Giovanni ai quali è dedicato l’asilo, Zamaroni e Martinoli, sono i due imprenditori di successo che, nel secondo decennio del secolo scorso, si impegnano come finanziatori, costruttori e amministratori del nuovo asilo, che verrà inaugurato nel 1925 (puoi trovare la loro storia sul sito della Pro loco).
Il Martinoli, il più giovane dei due, mentre è in carica come presidente della Congregazione di Carità, viene richiamato sotto le armi nel 1917. Tornato dalla guerra, muore dopo pochi anni di malattia, nel settembre 1922. Il suo ricordo sfuma pian piano nel tempo. Non ha figli; la vedova Giacomina Ossola è l’erede di tutto il patrimonio e sposa in seconde nozze il Valentini, noto in paese per essere stato sindaco per tre mandati, a cavallo tra anni ’50 e ‘60. L’elegante abitazione, villa Martinoli, verrà poi designata, e ancor oggi identificata, come villa Valentini.
Villa Valentino-Ossola oggi
Più lunga e complessa l'azione dello Zamaroni, il cavalier Giovanni. Ha aperto nel 1908 (L’eroico romanzo di Bedero Valcuvia - Camillo Bignotti) il suo stabilimento di tessitura meccanica, che dà lavoro a tutte le ragazze del paese, e intanto ha assunto la presidenza della Congregazione di Carità e, con essa, la responsabilità gestionale dell’asilo, sostenendo con caparbietà il progetto di costruzione di un nuovo edificio e di erezione in ente morale. Poi cede il ruolo all'altro Giovanni, per diventare sindaco del paese nel 1913 e poi podestà, mantenendo la carica fino al 1939. Viene ricordato come uomo d’ingegno, di mezzi, di potere, che per più di trent’anni rappresenta l’autorità in paese.
L'ingresso di villa Zamaroni, oggi
Il suo progetto per l’asilo ha il pregio di far convergere il suo interesse personale di imprenditore con quello più generale, dello sviluppo sociale dell’intera comunità. Nel momento in cui lo Zamaroni ne diventa presidente, l’asilo offre il suo servizio al paese da più di un decennio: ormai è considerato irrinunciabile. L’arrivo delle suore, propugnato e perseguito con impegno personale dallo Zamaroni, garantisce stabilità all’istituzione e vince la larvata ostilità dell’autorità religiosa del paese. Ora l’imprenditore, che è disposto ad investire in quest’impresa denaro ed energia, punta a ricavarne il massimo vantaggio per le sue attività.
È necessaria una sede più adeguata per l’asilo e per le suore? Si dovrà provvedere a una nuova costruzione? Bene, sarà fuori paese, proprio sulla strada che collega l’abitato allo stabilimento Zamaroni, così le mamme potranno accompagnare i loro bambini mentre vanno al lavoro, affidarli alle suore, riprenderli al suono della sirena, che segna la fine del turno. Tra i finestroni dello stabilimento e il giardino del nuovo asilo ci sarà solo un prato, le mamme avranno l’impressione di avere sott’occhio i figli tutto il tempo, la maternità non sarà più un ostacolo all’impiego. Il calcolo del cavaliere punta ad ottenere maestranze femminili stabili e grate, a tutto vantaggio della produzione.
Una cartolina storica con lo stabilimento
Impiegando capitali propri, lo Zamaroni acquista allo scopo un primo terreno, probabilmente quello di fronte alla sua villa. Poi ne trova uno migliore, cinquanta metri più in là, sulla via più diretta per lo stabilimento. Allora parte la costruzione dell’asilo su questo e torna piena proprietà dell’acquirente quello, dove il cavalier Giovanni costruirà piuttosto le dipendenze della sua villa: la rimessa delle carrozze e il magazzino.
Spicca, in tutti questi traffici, l’iniziativa del cavaliere. Occorre sottolineare però, ancora una volta, che l’opera che ha ideato e a cui concorre con dovizia di mezzi non è soltanto sua. C’è l’apporto sostanziale di capitali e mezzi dell’altro Giovanni, il Martinoli. Ci sono lasciti e donazioni, a cui concorre tutto il paese. E c’è la fattiva collaborazione di tutta la popolazione.
L’asilo è fin da subito avvertito ed apprezzato da tutti come un bene comune.
Pubblicato il 2 settembre 2024